Carlo Federico Teodoro
C'è un modo solo di vedere le cose, finchè qualcuno non ci mostra come guardarle con altri occhi. ( Pablo Picasso )
L'immagine inventata come tautologia di se stessa : una forma ripetuta
dentro materie differenti.
Ciascuna di esse mostra natura, consistenze, peculiarità e
vibrazioni diverse.
E l'oggetto, pur costretto (disciplinato) dal rigore scultoreo, insiste
a moltiplicarsi assecondando ora la luce, ora la densità ; la
trasparenza e l'artificio tecnologico. Diventa leggero o greve; monocromo
o policromo...
Oppure l'immagine, formalmente spoglia ed essenziale, si trasforma in
metafora, allusione, rimando, sottile gioco d'inganni, spaesamento ,
luogo di meraviglie e di trasalimenti inafferrabili quanto un fruscio di
canne al vento provocato ad arte,
La scultura di Anna Girolomini sta, oggi, tra questi due estremi che
sono , a loro volta, metafora di un'apprensione creativa oscillante - ma
non indecisa, bensì curiosa, attenta ed intellettualmente
disponibile - tra staticità e leggerezza, assetto compositivo
immodificabile e movimento, occupazione rigorosa dello spazio ed il suo
inverso : la forma che agitandosi - sospinta da un'energia interiore -
scopre e genera un sistema naturalistico altro ed apparentemente
contradditorio.
Dunque due ambiti rappresentativi difficili in cui tuttavia l'Artista si
muove ed agisce con estrema disinvoltura : ne rispetta sia le
identità sia le convenzioni . Raggiunge - come una sintesi - quel
punto di equilibrio armonico in cui la saldezza plastico-materica da un
lato, il valore trasfigurativo dall'altro, hanno, seppure a distanza ,
ragione di coesistere. La distanza, l'intervallo, essere e sembrare ,
saldezza e dinamismo...
Di per se la scultura richiama - dimensioni a parte: un dato contingente -
il concetto e la funzione di monumentalità, cui si collega ,senza
forzatura, l'esigenza di uno o più punti di vista determinati.
Certamente essa può - talvolta deve - evocare, per sue intrinseche
ragioni esoressive, energia dinamica.
Di conseguenza la materia viene costretta a torcersi, ad espandersi, a
simulare un'aggressione dello spazio, e forza ,e tensione...
Ma simulare: dalla forma al contenuto, cioè.
Ed ecco le resine, le sabbie, i cementi che Anna Girolomini impiega per
riempire, via via, una medesima forma, trasformarsi in interpretazioni
diverse ( contenuti, quindi ) di un unico dato oggettivo.
E' l'invenzione che disciplina la materia, esaltandone le naturali
diversità .
Talora invece la scultura è portata a trasgredire i propri statuti
e a trasformarsi in movimento esplicito ( Calder... ).
Una contraddizione palese, uno sconfinamento provocatorio che genera nuovi
ed inediti ruoli, impensate suggestioni, insospettati attimi di poesia
: visiva, sonora ed anche tattile.
E' questo il caso del Canneto che Anna Girolomini ha ricreato utlizzando
lunghe, vibratili aste di plexiglas sormontate ,ciascuna, dalle sue
forme zoomorfe.
Finta, luccicante, del tutto innaturale eppure simile a...,
l'installazione - eccitata da un invisibile marchingegno - prende ad
ondeggiare con cadenze delicate e sensuali, mentre rumori d'acqua e cielo
in tempesta si diffondono tutt'attorno.
Mentre il movimento assume una cadenza casuale come in natura, l'inganno
si fa sempre più avvincente, l'effetto straniante.
Plastica e cartapesta perdono la loro freddezza inestetica.
Inizia e poi finisce, ma per ricominciare poco dopo e mille volte ancora,
una vita di cui solo l'invenzione artistica è in grado di intuire
e trasmettere l'esistenza.